ISSN: 2279–9737

La gestione collettiva del risparmio davanti alla sfida della sostenibilità tra ambiguità normative e difficoltà applicative

Marco Bodellini, Ricercatore di Diritto dell’Economia, Università degli studi di Bergamo
Sommario: 

1. Introduzione; 2. Le nuove norme del Reegolamento Taxonomy e del SFDR e il loro impatto sul settore dei fondi di investimento; 3. Dalla consultazione alla proposta di modifica della AIFMD; 4. Le nuove norme del Regolamento Deelegato 2021/1255 e della Direttiva Delegata 2021/1270; 5. Le criticità interpretative e di implementazione derivanti dall'adozione delle nuove norme; 5.1. L'assenza e/o la carenza di dati attendibili in materia di sostenibilità; 5.2. La carenza di risorse umane con competenze in tema di sostenibilità nel contesto degli investimenti; 5.3. Le incertezze circa la distiznione tra fondi ex art. 8 SFDR, fondi ex art. 9 SFDR e altri fondi; 5.4. Divergenze normative tra stati membri e gold-plating rules; 6. Conclusioni.

Abstract: 

Nel contesto della transizione verso un sistema economico con ridotte emissioni di gas serra sono state di recente adottate nuove regole di derivazione europea sulla finanza sostenibile concernenti tanto i fondi di investimento quanto i loro gestori. 
Le nuove previsioni normative sono finalizzate a precisare le modalità di applicazione nel settore della gestione collettiva del risparmio di una serie di nuovi e complessi concetti precedentemente introdotti dal Regolamento Taxonomy e dal SFDR.
Tuttavia, nonostante i lodevoli intenti del legislatore europeo di rendere il comparto dei fondi di investimento parte attiva della transizione verso net-zero, da un lato, e di meglio precisare le modalità di applicazione delle nuove regole, dall’altro lato, permangono nel quadro normativo in vigore, e più in generale nell’attuale contesto, una serie di criticità che possono ostacolare il raggiungimento degli ambiziosi obiettivi climatici fissati in primis nell’Accordo di Parigi. Dette criticità riguardano l’assenza e/o l’insufficienza di dati attendibili in materia di sostenibilità, la carenza di risorse umane con competenze in tema di sostenibilità nel contesto degli investimenti, incertezze interpretative circa la distinzione tra fondi ex art. 8 SFDR, fondi ex art. 9 SFDR e altri fondi, nonché alcune divergenze normative tra stati membri. Lo scritto analizza tali criticità e per quanto possibile avanza alcune proposte volte a meglio affrontarle.

Against the background of the transition towards a low-carbon emission economic system, a host of new European provisions have been recently adopted which apply to investment funds and investment fund managers. 
The new rules aim at further explaining how the new key important concepts introduced by the Taxonomy Regulation and the SFDR should be applied in the asset management sector.
Yet, despite the EU legislator’s laudable efforts to making the asset management sector a key actor in the transition towards net-zero and to further specifying the new rules, a number of critical issues still remain. Importantly the latter can potentially hinder the achievement of the ambitious climate goals set in primis by the Paris Agreement. The most relevant issues relate to the lack and/or dearth of reliable data on sustainability, the absence of human resources with transversal skills in both investments and sustainability, legal uncertainties as to the qualification of investment funds under article 8 and article 9 of SFDR as well as regulatory divergences among member states.
On these grounds, this article analyses such critical issues and discusses some proposals to implement with a view to addressing them.