ISSN: 2279–9737

Quando le piattaforme (anche social) incontrano la divulgazione finanziaria: appunti sparsi su “Fintok”, IA e funzioni di vigilanza

Nicola M.F. Faraone, Assegnista di ricerca, Università Europea di Roma
Sommario: 

1. Premesse introduttive e inquadramento del problema. – 2. Fintok, “fin-influencing” e gli scenari della consulenza “social”. – 3. Gamestop, “democratizzazione” delle scelte di investimento e nuovi abusi di mercato “pandemici”: “poi non dite che non ve l’avevamo detto!”. – 4. Influencer marketing, social network e pubblicità occulta. Riflessioni a margine dei primi interventi dell’AGCM. – 5. Il quadro normativo in tema di contrasto alla disinformazione in ambito finanziario e le possibili applicazioni in ambito digitale. – 5.1. La disciplina europea e le disposizioni del Testo Unico della Finanza. – 5.2. Le condotte rilevanti nel mondo digitale declinate all’interno del Testo Unico della Finanza. – 5.3. La responsabilità civile e la diffusione di informazioni inesatte. – 6. È, quindi, possibile estendere l’attività di vigilanza ai fin-Tokers e ai social media? Spunti di ricostruzione e soluzioni applicative. – 6.1. DSA, codici di condotta, trusted-flaggers e meccanismi di risoluzione alternativa delle controversie. – 6.2. Ancora sugli abusi di mercato e sulla criptica figura dell’“esperto”. – 7. Considerazioni conclusive.

Abstract: 

Parallelamente a molti altri settori dell’economia, anche nel settore finanziario si è assistito negli ultimi anni a un crescente trend di adozione di sistemi e tecniche di intelligenza artificiale, anche grazie all’abbondanza di dati disponibili e all’aumento delle capacità di calcolo. 

Nello stesso tempo, l’attuale utilizzo di tali tecnologie di intelligenza artificiale sta già evidenziando la possibilità di amplificare taluni rischi già presenti nell’ecosistema finanziario e di generare nuovi rischi potenziali, conducendo a risultati “discriminatori” a spese dei consumatori retail.

Ciò solleva la questione delle regole e l’approccio di studio che si è inteso sviluppare in questo contributo muove dalla presenza di un nesso sempre più stretto (e che si andrà a consolidare ancor di più nel prossimo futuro) tra l’intelligenza artificiale, l’operatività delle c.d. piattaforme social e la tutela dei consumatori in ambito finanziario. 

A chiunque abbia familiarità con l’utilizzo delle piattaforme social, quali Instagram, TikTok o YouTube, non saranno sfuggiti, negli ultimi anni (specialmente a partire dal 2020 in cui è scoppiata la pandemia da Covid-19), video o reel che trattano tematiche finanziarie, che spaziano dalle definizioni di azione, obbligazione ed Etf alle modalità per creare con i propri risparmi un piano di accumulo o un fondo pensione, il più delle volte provenienti da giovani influencer (millennials o, addirittura, appartenenti alla c.d. Generazione Z). 

Tale fenomeno è definibile come “FinTok”, con ciò riferendosi all’hashtag “#fintok” che spesso correda i contenuti finanziari su TikTok, la popolare piattaforma social di proprietà cinese all’interno della quale gli utenti possono caricare video brevi che coprono una vastissima gamma di categorie, dalla comicità ai video tutorial.

La tesi di fondo di questo contributo è che i contenuti “FinTok” sono in grado di offrire una fonte di dati inedita e preziosa per identificare le tendenze emergenti del Fintech e i rischi associati per i consumatori. Con l’ascesa del FinTok, infatti, le piattaforme social assurgono al ruolo di forum privilegiati per influenzare le abitudini di acquisto e plasmare la cultura finanziaria del pubblico attraverso l’interazione tra le imprese e i consumatori intermediata dalle piattaforme stesse (e, più nello specifico, dagli influencer).

Di contro, le legittime istanze di disintermediazione e “democratizzazione” della finanza celano il rischio che le decisioni di investimento possano essere adottate su basi tutt’altro che solide e che, da opportunità, si tramutino in messaggi pericolosi che, con promesse di facili guadagni, conducano a comportamenti speculativi e, in ultima istanza, nocivi sia per l’economia reale che per le finanze personali.

 

In parallel with many other sectors of the economy, the financial industry has also witnessed a growing trend in adopting artificial intelligence systems and techniques in recent years due in part to the abundance of available data and increased computing capabilities. 

At the same time, the current use of such artificial intelligence technologies is already highlighting the possibility of amplifying certain risks already present in the financial ecosystem and generating new potential threats, leading to “discriminatory” outcomes at the expense of retail consumers.

This raises the question of rules, and this contribution moves from the presence of an increasingly close nexus between artificial intelligence, social platforms, and consumer protection in the financial sphere. 

Anyone familiar with the use of social platforms, such as Instagram, TikTok, or YouTube, has witnessed, in recent years (especially since 2020 when the Covid-19 pandemic occurred), videos or reels dealing with financial topics, ranging from the definitions of stock, bond, and Etf to create with one’s savings an accumulation plan or a pension fund, most often coming from young influencers (millennials or, even, belonging to the so-called Generation Z).

This phenomenon can be defined as “FinTok”, by which we refer to the hashtag “#fintok” that often accompanies financial content on TikTok, the popular Chinese-owned social platform within which users can upload short videos covering an extensive range of categories, from comedy to video tutorials.

The underlying thesis of this paper is that “FinTok” content can offer a valuable source of data for identifying emerging fintech trends and associated risks to consumers. Indeed, with the rise of FinTok, social platforms become privileged forums for influencing buying habits and shaping the public’s financial culture through the interaction between companies and consumers intermediated by platforms (and, more specifically, by influencers).

Conversely, the legitimate requests of disintermediation and “democratization” of finance present the risk that consumers may undertake investment decisions on less solid grounds and, from opportunities, they turn into dangerous messages that, with promises of easy gains, lead to speculative and harmful behavior vis-à-vis both the real economy and personal finances.